di Dino Latini
Sono sempre più gravi i problemi e le criticità che dal 1° novembre si registrano negli ospedali di Loreto e di Osimo, a seguito della trasformazione per legge di alcuni nosocomi in Case della Salute.
Nello specifico, l'ospedale di Loreto, oggi trasformato in Casa della Salute , è stato investito da una penalizzante riduzione dei posti letto: e così, molti di coloro che hanno necessità di ricoverarsi sono costretti a cercare un posto libero in altri nosocomi della regione, rischiando di essere ospedalizzati a decine e decine di chilometri di distanza dalla propria abitazione. Sempre a Loreto, estremamente congestionato risulta poi il punto di Primo Intervento, mentre la proposta di convezione del Laboratorio Analisi con strutture private porterà inevitabilmente ad un aggravio delle spese, piuttosto che a una loro diminuzione.
È evidente che tutto questo avviene per la colpevole assenza di una cabina di regia delle operazioni, di un comando capace di coordinare e indirizzare sul campo, oltre che sulla carta, questa prima fase della riorganizzazione sanitaria del territorio.
D'altro canto l'Ospedale di Osimo si trova in una situazione di surplus per il tour over di malati che provengono anche dalle strutture di Loreto o Chiaravalle, per i motivi predetti, che deve gestire in condizioni precarie. Non dimentichiamo che il nosocomio di Osimo, che da anni è in attesa di annunciati interventi di potenziamento, va detto che non si registra ancora il varo di alcun progetto di adeguamento delle strutture e non si parla neanche lontanamente di alcuna nuova assunzione di personale medico e paramedico. Continuando così, il nosocomio osimano rischia un pesantissimo declassamento, proprio nel momento in cui, invece, dovrebbe assurgere a punto di riferimento di una vasta area di territorio e di un gran numero di potenziali utenti.
Ad Osimo, addetti alla traumatologia minore – l’applicazione di un semplice gesso, per esempio - sono solo due medici in pensione volontari, che per spirito di servizio mettono a disposizione la loro professionalità; altrimenti si sarebbe costretti a indirizzare i pazienti all’Ospedale di Senigallia o Jesi anche per una immobilizzazione gessata.
Sono questi gli effetti della riforma sanitaria? Nessuno, prima di redigerla, ha consultato i tecnici del settore per quello che concerne la quotidianità sanitaria?
Giovedì 14 novembre 2013
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