Cesare Davanzali nuovo presidente. Rinnovato anche tutto il direttivo

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Ancona | cambio al vertice per l'ance di ancona e priorità per battere la crisi

Cesare Davanzali nuovo presidente
Rinnovato anche tutto il direttivo

Ance Ancona, il Collegio dei Costruttori della provincia di Ancona, ha rinnovato ieri il suo consiglio direttivo eleggendo Cesare Davanzali di Fimac Costruzioni Srl di Ancona a suo presidente per il triennio 2013-2016

di Collegio Costruttori Edili della Provincia di Ancona

Cambio al vertice per l'Ance Ancona
Cambio al vertice per l'Ance Ancona

Ance Ancona, il Collegio dei Costruttori della provincia di Ancona, ha rinnovato ieri il suo consiglio direttivo eleggendo Cesare Davanzali di Fimac Costruzioni Srl di Ancona a suo presidente per il triennio 2013-2016. Il nuovo consiglio direttivo è così composto: Paolo Alessandroni (Alca Costruzioni Srl, Senigallia), Luca Bocchini (Valtom Costruzioni Srl, Falconara M.ma), Dario Bruni (BC Costruzioni Spa, Osimo), Alberto Campanelli (Campanelli Costruzioni Spa, S. Paolo di Jesi), Carlo Cardinali (Costruzioni Edili Cardinali Srl, Monte San Vito) Mauro Cipriani (Cipriani Costruzioni Srl, Cerreto D’Esi), Fabio Fiori (Fiori Costruzioni Srl, Sassoferrato), Alfredo Mancinelli (Edil Geca Srl, Jesi), Marco Mariotti (Mariotti Costruzioni Srl, Arcevia), Andrea Morbidelli (Belogi Graziano & F. Immobiliare Srl, Ripe), Patrizia Paoloni (Gruppo Ma.Pa. Cannelloni Costruzioni Srl, Monsano), Sandra Santilli (Euroedil Srl, Osimo), Marco Spendolini (Spendolini Costruzioni Srl, Jesi), Giampaolo Telarucci (Impresa Edileco Telarucci, Ancona), Lorenzo Toccaceli (3T Srl Costruzioni Edili, Monte San Vito). Il nuovo presidente Cesare Davanzali, nel ringraziare gli associati della responsabilità affidatagli, ha voluto portare all'attenzione dell'assemblea alcune linee guida che intende seguire durante il suo mandato da presidente. Edilizia privata Il mercato, così come tradizionalmente concepito, non può che seguire un ciclo economico generale che non afferisce alle nostre possibilità di intervento locale. Molto dipenderà, oltre che dalla congiuntura internazionale, da quanto il governo italiano riuscirà a fare per ridare fiato al settore, a partire dalla riformulazione dell’IMU non solo sulla prima casa, ma anche per esempio nei riguardi dell’invenduto delle imprese di costruzione, e a seguire con altre iniziative di incentivazione/defiscalizzazione del settore, nonché a creare strumenti finanziari che possano riaprire il credito per gli acquirenti. Non è un caso che i dispositivi messi in atto per le ristrutturazioni stiano avendo un esito abbastanza soddisfacente, consentendo la sopravvivenza di una parte delle imprese del settore. Per quanto ci riguarda, abbiamo alcuni nostri rappresentanti nelle Commissioni a livelli di ANCE nazionale, che possono portare a livello centrale le nostre istanze. Quello che noi possiamo fare e che a breve cercheremo di proporre è l’utilizzo di strumenti alternativi per uscire dall’asfissia del mercato tradizionale, come la costituzione di un Fondo Immobiliare che veda coinvolte le nostre imprese, gli Enti locali e gli Istituti di credito e che possa avere accesso a forme di finanziamento già esistenti, orientato principalmente all’Housing Sociale, cioè al soddisfacimento delle esigenze abitative di quella gran parte dei cittadini appartenenti alla cosiddetta «fascia grigia», privi cioè dei requisiti per accedere all’edilizia assistita, ma non in grado di sostenere un canone di affitto di mercato. Fondi europei Già durante la Presidenza di Paolo Alessandroni abbiamo messo a punto una convenzione con degli specialisti di «Europrogettazione», così da poter con loro individuare possibilità di intervento che possano essere oggetto di finanziamento da parte dei Fondi europei nelle loro diverse forme (diretti, strutturali ecc). Certamente l’implementazione di queste attività esige anche un sforzo da parte delle imprese per intraprendere un cambiamento di prospettiva, non necessariamente orientata sulla mera costruzione, nonché la capacità di lavorare in sinergia con altre realtà imprenditoriali. Lavori pubblici Nell’ambito dei lavori pubblici, vorrei proporre una riflessione. La presenza nella nostra Regione di grandi interventi infrastrutturali non ha purtroppo portato quel beneficio al sistema locale che tutti auspicavano. In molti casi tali interventi sono stati appannaggio di grandi imprese, a volte con situazioni patrimoniali già compromesse, che hanno condotto i lavori con spirito predatorio, gettando ancora più in crisi e spesso al collasso i fornitori ed i subappaltatori locali con prezzi da fame e soprattutto sottraendosi al pagamento di quanto dovuto. In alcuni casi i lavori sono stati abbandonati con gravi conseguenze per l’intera comunità. Purtroppo questa circostanza si ripete anche in appalti di minore consistenza, con gli stessi nefasti effetti di mancata esecuzione dell’opera e impoverimento del sistema locale delle imprese. Penso occorra che le stazioni appaltanti ponderino seriamente questi accadimenti e, nell’ambito delle loro legittime possibilità, cerchino di escludere questi soggetti a vantaggio del sistema produttivo locale. Sarà nostro onere portare questa emergenza all’evidenza nelle sedi competenti. Il presidente uscente Paolo Alessandroni ha tenuto la relazione al termine del suo mandato. I Governi che si sono succeduti - ha esordito Paolo Alessandroni - fino ad ora hanno seguito una politica economica improntata al rigore e all’austerità, convinti che ciò avrebbe permesso in breve tempo una ripresa economica, tutto al contrario di quello che, nel frattempo, avveniva Oltreoceano ma anche presso le più grandi potenze europee. In Italia dal 2007 si sono persi 690mila posti di lavoro della filiera delle costruzioni e 11.200 imprese sono fallite. Il credito costituisce uno degli elementi della crisi. Rispetto al 2007 le imprese hanno perso 77 miliardi di euro di finanziamenti e l’acquisto di nuove abitazioni ha subito un crollo di 74 miliardi di euro. Sulla casa ha agito in modo devastante l’IMU che ha determinato il blocco completo del mercato immobiliare. In ultimo, il settore soffre di una diminuzione dei lavori pubblici impressionante, con un calo degli investimenti dal 2008 ad oggi del 50%. Le situazione del settore nelle Marche I risultati dell'Indagine semestrale condotta dal Centro Studi di Confindustria Marche, in collaborazione con ANCE Marche, su un campione di aziende associate, conferma l'andamento di forte recessione dell'attività edilizia in ambito regionale, con la produzione complessiva nel secondo semestre 2012 in marcata diminuzione di circa il 13,4% in termini reali rispetto al secondo semestre del 2011. Riguardo all’edilizia abitativa, il secondo semestre 2012 registra un calo della produzione di circa il 13,8% rispetto al secondo semestre 2011. La flessione dell’edilizia abitativa riflette l’andamento particolarmente debole della componente pubblica (-19,3%), che prosegue la fase di rallentamento sperimentata nell’ultimo biennio. Anche la componente privata ha registrato un ulteriore calo (-13,3%), trainato in particolare dalla componente in conto terzi (-17,8%) e convenzionata (-15,5%), nonostante il contributo degli incentivi fiscali per gli interventi di ristrutturazione del patrimonio abitativo esistente. In calo, dopo alcuni semestri moderatamente positivi, anche la componente in conto proprio (-1,4%). Ulteriore marcata flessione dell’attività produttiva per l’edilizia non abitativa nel secondo semestre del 2012 (-17,2%). In ulteriore forte calo anche i lavori pubblici, che registrano una contrazione dei livelli produttivi pari al 12,8% rispetto al secondo semestre 2011. L'occupazione è diminuita sia per gli operai (-1,9%), sia per gli impiegati (-0,8%). Alla flessione dei livelli occupazionali, è corrisposto un ulteriore marcato calo del monte ore lavorate, sia rispetto al primo semestre 2012 (-14,4%), sia rispetto al secondo 2011 (-5,2%). Nel secondo semestre 2012, i ricorsi alla CIG sono più che raddoppiati rispetto al secondo semestre 2011 (+125,3%), risultato attribuibile all’incremento del 71% della componente ordinaria, del 64,8% di quella in deroga e di oltre 13 volte di quella straordinaria. Nell’intero 2012, le ore di Cassa Integrazione autorizzate nella regione hanno raggiunto i 3,1 milioni, con un incremento dell’82,2% rispetto al 2011. Per poter cambiare la situazione in cui ci troviamo occorre fissare alcune priorità: innanzi tutto lo Stato deve pagare le imprese tutte e subito. Il Collegio dei Costruttori sta monitorando il percorso delle varie tranche di liquidità che vengono assegnate alle stazioni Appaltanti, affinché, a livello locale le nostre imprese vengano pagate per i lavori eseguiti. Inoltre serve un brusco allentamento del patto di stabilità per gli enti locali. Occorre iniziare ad attivare velocemente i programmi regionali di opere piccole e medie finanziate dall’Unione Europea e sfruttare ogni possibilità offerta dall’Europa, non solo sulle grandi opere di collegamento. Nelle opere pubbliche occorre reintrodurre «l’anticipazione» da corrispondere all’impresa al momento dell’istallazione del cantiere dietro prestazione di idonea garanzia. Questo istituto che fu soppresso è ora pienamente giustificato dalla situazione di particolare restrizione del credito ed è una delle priorità di questo Governo. Per quello che riguarda il tema della riqualificazione edilizia, occorre dichiararne l’interesse pubblico, in modo da poter ricorrere, se necessario, a procedure coattive nei confronti dei proprietari dissenzienti, se in quota minoritaria. Riqualificare la città significa intervenire sulla sicurezza degli edifici, anche attraverso la sostituzione edilizia, non attraverso episodi ma con incentivi tali da invogliare o «costringere a fare». Basti pensare che il 62% del patrimonio edilizio è stato costruito prima della normativa sismica del 1974 e stessa cosa vale per le scuole e per 1 ospedale su 3. Sul tema dei lavori pubblici cercheremo sempre di far si che le Amministrazioni applichino, dove possibile, la trattativa privata coinvolgendo l’imprenditoria locale.Cerchiamo continuamente di far comprendere alla Regione ed ai Comuni che il mercato di riferimento del nostro sistema di imprese, piccole e medie, è soprattutto quello locale, e che quindi la tutela del mercato locale coincide pertanto con la tutela del nostro sistema di piccola e media impresa. Da tempo, assieme ad ANCE Marche, portiamo avanti un coordinamento con i Sindacati e le Categorie Artigiane, per affermare le reali esigenze del settore delle costruzioni. In tema di edilizia privata stiamo seguendo gli sviluppi e le modifiche da portare al Piano Casa 2 «Legge sugli ampliamenti», spingendo per una proroga temporale, che sembra ormai certa, e soprattutto stiamo approfondendo la «nuova» Legge di riforma del territorio che la Regione Marche ha predisposto. Una legge che così come è strutturata, nonostante sia molto sintetica e snella, non ha tempi certi, non permette interventi nei centri storici e soprattutto è basata su uno sviluppo economico della nostra Regione legato all’agricoltura!!! Con le Banche abbiamo provato a dialogare in diverse occasioni, tramite incontri-tavole rotonde con lo scopo di fornire alle imprese condizioni convenienti per lo smobilizzo di crediti insoluti a causa del «patto di stabilità», ma purtroppo sono serviti a poco. Il tema del credito è uno dei tasti più dolenti nella crisi; il nostro è infatti tra i settore più penalizzati nell’accesso al credito e tutti gli imprenditori denunciano un atteggiamento rapace delle Banche.

Sabato 20 luglio 2013

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